Mi Trasferisco… Mi sono Trasferito

Buongiorno a tutti i lettori, questo è l’ultimo articolo che pubblicherò su questo blog, per il semplice motivo che mi sono trasferito da un altra parte dove tutto scorre meglio e ho più strumenti con cui lavorare e inoltre pubblicherò articoli più personali, più riguardo la mia situazione e come e cosa sto facendo per raggiungere il mio successo personale.

Benissimo ora che vi ho spiegato cosa sta succedendo, vi lascio il link dove potete rimanere aggiornati e trovare nuove idee e strategie che uso per incrementare la mia efficacia.

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Buona giornata e a presto

Cosmin Mesenschi

#CM1

QUESTIONARIO PER L’AUTOANALISI

Ormai l’anno 2014 sta per concludersi, con questo questionario ti voglio aiutare a scegliere come puoi iniziare il 2015 nel modo migliore che possa esserci!

Dopo quest’articolo capirai come tu possa partire e avere dei buoni propositi.

  • Ho conseguito l’obiettivo che mi sono posto quest’anno? (Si dovrebbe mirare a un traguardo annuale all’interno dello scopo principale che si vuole raggiungere).
  • Ho reso servizi al meglio delle mie qualità, o avrei potuto migliorarli in parte?
  • Ho reso servizi nella maggior quantità possibile?
  • Mi sono sempre comportato con spirito di armonia e collaborazione?
  • Ho permesso che l’abitudine di rimandare influisse sulla mia efficienza, e fino a che punto?
  • Ho migliorato il mio carattere, e in che modo?
  • Sono stato tenace nell’esecuzione dei miei piani, fino al loro completamento?
  • Ho sempre assunto decisioni con rapidità e precisione?
  • Ho consentito a una o più delle sei paure basilari di attenuare la mia efficienza?
  • Sono stato troppo prudente o troppo avventato?
  • Il mio rapporto coi colleghi è stato piacevole o spiacevole? Nel secondo caso, era in parte, o totalmente, colpa mia?
  • Ho sprecato la mia energia per mancanza di concentrazione degli sforzi?
  • Sono stato aperto e tollerante su tutte le questioni?
  • In che modo ho migliorato la mia capacità di espletare i servizi?
  • Sono stato squilibrato nelle mie abitudini?
  • Ho manifestato, apertamente o in segreto, una forma di egocentrismo?
  • Mi sono comportato coi colleghi in maniera tale da indurli a rispettarmi?
  • Ho basato le mie opinioni e decisioni sulla prima impressione oppure ho riflettuto accuratamente prima di agire?
  • Ho seguito la sana abitudine di gestire il tempo, le spese e il reddito, avendo cura di risparmiarne sempre una parte?
  • Quanto tempo ho dedicato a sforzi improduttivi, che avrei potuto sfruttare meglio?
  • Come potrei cambiare la gestione del tempo e le mie abitudini, così da essere più efficiente il prossimo anno?
  • La mia coscienza mi dice che ho tenuto una condotta colpevole?
  • In che modo ho reso servizi migliori e maggiori di quelli per cui venivo pagato?
  • Sono stato ingiusto con qualcuno, e in che modo?
  • Se l’anno passato avessi acquistato i miei servizi, sarei soddisfatto dell’acquisto?
  • Sto seguendo la strada giusta o la mia vocazione è diversa? Perché?
  • L’acquirente dei miei servizi è soddisfatto di me? In caso negativo, perché?

Bene, per rispondere a tutte queste domande ci vorrà del tempo, che personalmente ritengo, un investimento su TE STESSO, proprio così perché analizzare quello che è passato per potersi migliorare.

Se non ti sei preso qualche istante per rispondere a queste domande, posso farti qualche domanda?

  1. Capisci in che modo rispondere a queste domande ti porterebbe dei grandi vantaggi in tutto quello che fai?
  2. Ti interessa fare della sua vita un capolavoro, o renderla speciale?
  3. Secondo te, quando sarebbe il miglior momento per iniziare a rispondere?

Ti lascio con un’ultima domanda:

SE NON TI PRENDI OGGI, ORA DEL TEMPO PER IL TUO FUTURO, QUANDO HAI INTENZIONE DI PRENDERLO?

Buon 2015, cerca di renderlo il TUO 2015.

Sapersi Accettare Come Si È

Le persone più infelici e tormentate sono coloro che lottano e si sforzano continuamente di convincere se stessi e gli altri di essere diversi da quel che in effetti sono. Non c’è maggior sollievo e soddisfazione per essere solamente se stessi. Il successo, che deriva dal saper esprimere se stessi, spesso sfugge a coloro che si sforzano di ‘essere qualcuno’, per arridere spontaneamente a coloro che sanno rilassarsi ed essere se stessi.  Cambiare la vostra immagine dell’io non significa cambiare il vostro io, né migliorarlo; vuol dire mutare la vostra immagine mentale, la vostra valutazione, il vostro concetto di questo io, e saperlo capire. Voi non potete crearlo e né mutarlo, ma potete tuttavia capirlo ed esprimerlo al massimo grado di conformità con ciò che esso già è formandovene un’esatta immagine mentale. Noi siamo migliori, più saggi, più forti e abili, ora, di quel che crediamo, e creare una migliore immagine di noi stessi non fa sorgere una nuova capacità, o un nuovo talento o un nuovo potere, ma semplicemente li esprime e li utilizza in modo migliore.

Voi non siete identificati nei vostri sbagli

Sapersi accettare come si é significa accettare di trovare un accordo con noi stessi ora, come siamo, con le nostre colpe, debolezze, difetti, errori e la nostra forza e le nostre buone doti. Tuttavia accettare se stessi è più facile se riusciamo a capire che ciò che abbiamo di negativo ci appartiene, ma non è noi. Molte persone non vogliono accettarsi come sono perché si identificano con i loro errori. Potete aver commesso un errore, ma ciò non significa che voi siete un errore, potete non esprimere voi stessi in modo giusto e pienamente, ma ciò non significa che voi non abbiate ‘nulla di buono’. Per correggere i nostri sbagli e i nostri difetti dobbiamo prima conoscerli.

Nel nostro viaggio verso la meta dobbiamo far uso dei dati di reazioni negative per correggere il cammino, come avviene in qualsiasi situazione che debba portare a un determinato risultato. Per questo bisogna ammettere con noi stessi, e accettare il fatto che la nostra personalità è imperfetta.

NOTA BENE: accettatevi come siete e partite da questo punto, imparate emotivamente a tollerare le imperfezioni in voi stessi. È necessario riconoscere intellettualmente i nostri difetti, lavorarci per migliorare ad arrivare quasi ad eliminarli, ma è disastroso odiarci per causa loro, in fine dei conti anch’essi ci caratterizzano e danno forma alla nostra personalità.  Non odiatevi perché siete imperfetti, non siete i soli: nessuno è perfetto e chi pretende di esserlo inganna se stesso!

“È l’uomo di poca fede che dice di essere una nullità”

Fiducia in se stessi

La fiducia è costruita sull’esperienza del successo. Quando iniziamo una qualsiasi impresa è normale avere poca fiducia perché non abbiamo imparato dall’esperienza che possiamo avere successo. Ciò è valido quando impariamo ad andare in bicicletta, a parlare in pubblico. É letteralmente vero che il successo porta il successo e anche un piccolo successo può essere usato come trampolino per uno più grande. I Manager dei pugili sono molto prudenti nello stabilire gli incontri dei loro atleti in modo che questi ultimi possano passare gradatamente attraverso una serie di successi. Noi possiamo far uso della stessa tecnica, cominciando gradatamente e sperimentando dapprima il successo su piccola scala.

Un’altra importante tecnica è abituarsi a ricordare i successi passati e a dimenticare i fallimenti. Questo è il modo in cui dovrebbero operare le calcolatrici elettroniche e il cervello umano. La capacità e il successo migliorano con la pratica, non con la ‘ripetizione’ che non ha valore in se stessa: ciò accade nella pallacanestro, nel golf, o nella vendita di un prodotto. Se la ripetizione avesse valore di per se stessa noi ‘impareremo’ anche gli errori. Una persona che prima impara a tirare con l’arco sbaglierà il colpo più volte di quante non faccia centro. Se la semplice ripetizione fosse la risposta alla maggiore abilità, la pratica di costui lo renderebbe molto più esperto nei suoi sbagli perché sono questi che egli ha ripetuto più volte. Tuttavia, per quanto il rapporto tra i suoi errori e i suoi centri sia di dieci a uno, egli potrà gradatamente migliorare, con la pratica, e farà centro sempre più spesso. Tutto questo accade perché la calcolatrice che è nel suo cervello conserva e rinforza il ricordo dei successi dimenticando i fallimenti.

Cosa fa la maggior parte di noi? Noi distruggiamo la fiducia in noi stessi ricordando i fallimenti passati e dimenticando invece tutto ciò che riguarda i successi passati. E non solo ricordiamo i fallimenti, ma li imprimiamo emotivamente nelLa Mente, ci condanniamo, ci torturiamo per la vergogna e il rimorso, sentimenti egocentrici al massimo grado, e quindi la fiducia in noi stessi scompare.

Non importa quante volte abbiamo fallito in passato, ciò che importa è aver tentato di raggiungere il successo, ed è questo che bisogna ricordare con intensità, è su questo che bisogna fermare il nostro pensiero. Charles Kettinger ha affermato che un giovane che vuole diventare uno scienziato deve essere disposto a fallire 99 volte su cento prima di arrivare a un risultato positivo, senza che per questo il suo io ne soffra.

NOTA BENE:  fate uso degli errori e degli sbagli come una via per imparare, ma poi non pensateci più; ricordate e immaginate deliberatamente i successi provati. Tutti hanno avuto successo qualche volta in qualche cosa.

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Questione di Percezioni

La nostra mente ha la potenzialità di formulare fino a 20.000 distinti pensieri al giorno. Non solo: dalle tante cose straordinarie che il nostro cervello è in grado di fare, una delle più meravigliose è la capacità di assimilare le parole che diciamo e che ascoltiamo; infatti la nostra mente registra migliaia di parole ogni giorno, sia quelle che ci ricordiamo, sia quelle che ci dimentichiamo in un istante. Anche i termini non memorizzati possono influenzarci.

Ognuno di noi, ha uno strumento straordinario: il LINGUAGGIO e, con esso, la capacità di influire sugli altri. Ci sono parole a cui associamo qualcosa di positivo: fatti, esperienza o sensazioni piacevoli. Parole come: vantaggio, amore, solidarietà, guadagno, gratificazione, bello, unico e gradevole. Mi sembra evidente che più utilizziamo termini del genere, più stiamo influendo positivamente. Altre parole invece collegate a qualcosa di negativo. Termini come: rischio, pesante, difficile, gravoso, complicato, dolore. In questo caso stiamo influenzando negativamente. Nelle aziende la parola più diffusa in assoluto è il termine “PROBLEMA”. Problema è una parola negativa. Quando qualcuno bussa alla porta del tuo ufficio e ti dice:” ciao, ho un problema…”, cosa fai, cominci a saltare di gioia? Non credo… Già ci sono i tuoi problemi e adesso arrivano anche quelli dell’altro! Allora passa all’azione, comincia a eliminare la parola problema dal tuo dizionario: non esistono problemi, esistono ” SITUAZIONI DA RISOLVERE “. Tutte le volte che dici “ho un problema” stai condizionando negativamente La Tua Mente: così dicendo, sei bloccato, sei nel problema, sei statico. Se invece tu dicessi “ho una situazione da risolvere”, il risultato, probabilmente, sarebbe diverso. “Situazione da risolvere” è dinamico, implica che qualcosa farai, che almeno di proverai; l’ atteggiamento mentale… cambia!

A mio avviso è un’amara constatazione come, nel linguaggio di molte aziende, ancora rimanga il termine “dipendente”. Chiediamo alle nostre persone responsabili, di essere proattive, di vivere l’azienda come se fosse un po’ loro, e poi li chiamiamo “dipendenti”? Dipendente è colui, o colei, che dipende. Decisamente meglio chiamarli, e considerarli, come “collaboratori”. Questo termine meglio dovrebbe essere usato anche in ogni comunicazione interna, così come la parola dipendente dovrebbe essere abolita per sempre. Molte società di consulenza e anche molte università ancora utilizzano la terminologia “gestione delle risorse umane” … Pensa che meraviglia! Tu sei una risorsa umana e c’è qualcuno che deve “gestirti”! Ma come si fa a gestire una persona? Le scorte si possono gestire, i pezzi di ricambio si possono gestire, gli sprechi si possono gestire. Le persone no. Le persone si possono, e si devono, VALORIZZARE. é vero che il linguaggio non cambia la realtà, tuttavia può modificare la percezione della realtà. Tornano  alla dicotomia dipendente-collaboratore, un conto è sentirsi chiamare “dipendente”, un altro conto è sentirsi chiamare “collaboratore”.

Nel prossimo articolo ti svelo altre piccole cose che possono fare una Grande differenza, e così facendo il tuo vantaggio è che potrai distinguerti dagli altri che utilizzano in modo errato la loro comunicazione.. tu continua a leggere e facendo un po’ di pratica diventerai molto più efficace a parlare.! Assicurato! .